Mario Corinthios nasce a Roma il 6 febbraio 1960. Trascorre a Istanbul la propria infanzia. Autodidatta, inizia a dipingere all'età di 11 anni. Nel 1977 consegue il 2° premio di pittura alla V Biennale d'Arte per gli Studenti INA-Touring a Palazzo Strozzi (Firenze). Pubblica per la casa editrice Luigi Battei di Parma le raccolte di poesia "Vita d'Eroe" (1985) e "Canti della Notte" (2003). Nel 1989 si laurea in Lettere all'Università di Roma "La Sapienza". Scrive e collabora con diverse agenzie di stampa italiane, sulle quali pubblica dei saggi su musica e letteratura. Frequenta le lezioni del maestro Tullio de Franco presso la Libera Accademia di Belle Arti di Roma. Nel 2004, con l’amico e pittore Luca Giannini ed altri artisti, fonda il movimento dei “Pittori per caso”, caratterizzato da un atteggiamento critico nei confronti della società. La sua opera, che l'artista stesso ama descrivere con il termine "nuovo umanesimo", si riallaccia alla tradizione figurativa italiana del Quattro e Cinquecento. La sua ricerca pittorica è rivolta verso lo studio della luce e del colore, attraverso la rappresentazione di forme elementari colte nel loro contesto naturale, come silos, cascinali, casali, che nella loro purezza ed essenzialità materializzano l'ansia metafisica dell'artista. I suoi paesaggi rappresentati in una dimensione talvolta rarefatta ed atemporale, acquistano un valore di simbolo, di immagine stessa del mistero della Vita, dell'eterno divenire della Natura, della conturbante convivenza del passato con il presente. L'itinerario artistico diventa così ricerca del significato dell'Esistenza e della condizione umana. Mario Corinthios vive e lavora a Roma. L'Opera In “Paesaggio industriale n1”, il cui sottotitolo “Crepuscolo degli Dèi” suggerisce una connotazione drammatica, una maestosa figura di donna si fa lentamente strada, silente e dolorosa, tra le macerie del mondo; ma il suo incedere austero, solenne, è quello dell’intera umanità che va incontro al proprio ineluttabile Destino. Ma l’opera è anche un inno al “mal di vivere”, cantato in maniera eccelsa da Baudelaire nei bellissimi, tragici e sublimi versi di “A une passante”. Il paesaggio urbano di periferia, con le sue fabbriche e le sue ciminiere, trasfigurato, acquista così, una valenza intensa e simbolica.